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UN MINUTO
PER APPROFONDIRE
🦷💼L'impronta dentaria è una prova forense affidabile in quanto può fornire informazioni utili per identificare una persona, stabilire la causa della morte e valutare le lesioni dentali. 💪
💀💀💀
L'impronta dentaria è un'importante prova forense che ha rivoluzionato l'analisi dei crimini e ha aiutato a identificare numerosi sospetti.
Essa ha dimostrato di essere uno strumento di investigazione prezioso e affidabile, in grado di rivelare informazioni dettagliate sulle persone coinvolte in un caso.
Come esperto del settore, posso confermare che l'impronta dentaria è una delle prove forensi più risolutive disponibili ai professionisti della scena del crimine, utilizzata con successo in numerosi casi, tra cui omicidi, rapine, incidenti stradali, catastrofi naturali e anche in contesti militari.
L'impronta dentaria è un'informazione unica, come le impronte digitali e il DNA, che può essere utilizzata per identificare una persona. Ogni persona ha una configurazione dentale unica, formata dalla dimensione, forma e posizione dei denti.
La tecnologia dell'impronta dentaria è diventata sempre più sofisticata negli ultimi decenni. Oggi, la maggior parte delle impronte dentarie viene acquisita utilizzando un sistema di scansione digitale, che crea una rappresentazione 3D delle impronte dentarie.
Ciò permette di creare una rappresentazione digitale molto precisa della configurazione dentale di una persona, che può essere utilizzata per confrontare l'impronta dentaria con quelle dei sospettati.
L'esame dell'impronta dentale può fornire risposte a varie questioni in un'indagine criminale, ad esempio, può essere utilizzata per identificare un corpo, per stabilire l'età di una persona al momento della morte, per determinare la causa e la natura delle lesioni dentali, e persino per valutare se una persona sia stata vittima di abuso o trascuratezza.
In sintesi, l'impronta dentaria è uno strumento di analisi forense cruciale che può fornire informazioni dettagliate sulla configurazione dentale di una persona. Ciò può essere utilizzato per identificare sospetti, stabilire la causa di lesioni o morte, e molto altro ancora.
Come esperto del settore forense, posso confermare che l'impronta dentaria è un'arma formidabile nelle mani dei professionisti della scena del crimine, che li aiuta a svelare la verità e a fare giustizia.
Ti consiglio di approfondire il tema seguendo un corso serio e tenuto da professionisti riconosciuti.
Ci sono frasi che mitragliamo come raffiche di Ak47, lampi blu notte dai
fragorosi ratatà/ratatà/ratatà. Parole che bestemmiamo in serie velocissime
senza conoscerne le origini (oscure e malevoli, il più delle volte).
Ma
andiamo con ordine. Una piazza sferragliata da traballanti tram e passeggeri
in sandali e calze si apre sull'ingresso della Sveriges Kredit
Bank.
Siamo nell'agosto del 1973 a Stoccolma, fa caldo e questa storia durerà
altre 140 ore; vi consiglio quindi di mettere un album degli Abba, bere
qualcosa e stare comodi.
INTERNO GIORNO:
vetrate/scrivanie/valigette/soldi/cassiere e cinquanta formichine che brulicano affaccendate tra le colonne eleganti della banca
più famosa di Norvegia; tutte tranne una che rimane immobile in mezzo alla
scena. Jan-Erik Olsson, di professione rapinatore alquanto eccentrico e
imbranato estrae rapido un mitra che teneva sotto il giubbotto,
sventagliando una raffica di colpi verso il soffitto.
"Tutti giù per terra,
zitti e fermi" ordina.
Sembra una rapina perfetta, una di quelle di pochi minuti dove a rimetterci
è solo banca (e questo ci rende tutti felici).
Senonché una pattuglia di passaggio che sente gli spari chiama i rinforzi,
entra in banca e assedia il rapinatore (alquanto eccentrico e imbranato,
l'abbiamo già detto?). Lars è alle strette, decide così di liberare tutti i
presenti tranne 4 impiegati che tiene come ostaggio: la cassiera Elisabeth,
la stenografa Kristin, Brigitte, impiegata, e Sven, 25 anni, che era stato
assunto da pochi giorni.
Benvenuti nella Sindrome di Stoccolma. Olsonn si barrica nel caveau ma
prima che la porta venga chiusa formula le richieste per non uccidere gli
ostaggi: un'auto veloce, tre milioni di Corone e che venga liberato il suo
amico Clark Oluffsson, all’epoca in prigione.
La polizia accetta anche se in realtà non ha nessuna intenzione di far
scappare Olsenn. Olufsson venne liberato e inviato dentro il caveau con un
telefono per permettere a Jan-Erik di trattare con le autorità.
Clark Oluffsson all’epoca aveva 26 anni e diversi precedenti penali, tra
cui una condanna per rapina a mano armata ma una volta all’interno del
caveau, secondo quanto raccontarono gli ostaggi, non si comporta come il
complice di una rapina. Clark ha tutta l’aria di chi non voleva trovarsi in
quella situazione ed è sempre gentile e premuroso.
Nel frattempo con i suoi modi bizzarri, anche Jan-Erik riesce ad
accattivarsi le simpatie e l’aiuto dei suoi sequestrati, che minuti dopo
minuto vedono nella polizia il vero pericolo.
Già durante il sequestro
accadono alcune cose che attirano l’attenzione sul rapporto che si sta
sviluppando tra ostaggi e rapinatori.
Durante il primo giorno, Elizabeth deve andare in bagno, non vuole farsela
addosso lì davanti a tutti e chiede cortesemente a Jan-Erik Olsson di poter
usare la toilette, unico inconveniente è che si trova in fondo al corridoio
a due passi dai poliziotti.
Sorprendentemente Jan accetta e Elizabeth,
nonostante fosse a pochi metri dalla liberà, una volta finito invece di
scappare ritorna dai suoi sequestratori (!)
Iniziano le trattative e Olsson parla al telefono addirittura con il Primo
Ministro svedese dell’epoca, Olof Palme. Durante la prima telefonata Olsson
minaccia di uccidere gli ostaggi e per sottolineare che non sta scherzando
afferra per il collo Kristin Enmark. Prima che Olsson riattaca il telefono,
il Primo Ministro sente le grida spaventate della donna.
Il giorno dopo ci fu un’altra telefonata. Kristin Enmark si scusa per come
si era comportata il giorno precedente e per le sue grida, accusando la
polizia di aver tentato di fare irruzione nel caveau chiedendo addirittura
al Premier che i due rapinatori e gli ostaggi venissero
liberati.
Nel frattempo la polizia aveva scavato diversi fori nel soffitto del
caveau, da uno dei quali aveva calato una macchina fotografica per scattare
alcune foto dell’interno. Olsson spara così due volte dentro alcuni dei
fori, ferendo un agente della polizia scientifica (alla mano e al
volto).
Temendo che la polizia volesse utilizzare i fori per pompare del gas dentro
il caveau, Olsson lega dei cappi intorno al collo degli ostaggi, in modo che
rimanessero strangolati se un gas di qualche tipo li avesse fatti
addormentare. Ma è un bluff: i cappi sono lenti e gli ostaggi addirittura si
aiutano tra loro nel legarsi le corde al collo. Il 28 agosto, cinque giorni
dopo, la polizia comincia a pompare del gas all’interno del caveau,
costringendo Olsson ad arrendersi. Oluffsson venne assolto.
Le testimonianze degli ostaggi sottolinearono che non era stato complice di
Olsson e che aveva cercato in ogni modo di aiutarli. Jan-Eirk Olsson invece
viene condannato a dieci anni per rapina a mano armata e una volta scontata
la pena inizia a vendere auto, sposa una ragazza thailandese dalla quale ha
ben 9 figli e vive una vita serena. Dopo la rapina una serie di racconti
degli ostaggi colpirono molto l’opinione pubblica e spinsero il criminologo
svedese Nils Bejerot a coniare l’espressione “sindrome di Stoccolma” durante
un’intervista televisiva.
La sindrome di Stoccolma è in genere descritta come una situazione
paradossale durante la quale gli ostaggi esprimono sentimenti positivi nei
confronti dei loro rapitori, trovandosi a dipendere completamente da loro:
trascurano il pericolo al quale sono sottoposti e scambiano la mancanza di
abusi da parte dei loro rapitori per atti di gentilezza.
In realtà la sindrome di Stoccolma NON è classificata in nessun manuale di
psicologia ed è stata nominata soltanto in un ridotto numero di studi
scientifici. Gli psicologi sono d’accordo sul fatto che rappresenta un “caso
particolare” di un fenomeno più ampio: i legami traumatici.
Ma di questi, forse, ce ne occuperemo un'altra volta.
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Assassinio sull'Orient Express di Agatha Christie contiene spoiler
1) Presentazione dei personaggi:
Nel primo capitolo vengono introdotti i personaggi che si troveranno a bordo dell'Orient Express, il treno che collega Istanbul a Calais.
2) Introduzione dell'omicidio:
Il secondo capitolo introduce il misterioso omicidio che avviene durante il viaggio.
3) Indagini preliminari:
Il detective Hercule Poirot viene chiamato a risolvere il caso e inizia a interrogare i passeggeri del treno per raccogliere informazioni.
4) Il primo sospetto:
Durante le prime indagini, Poirot inizia a sospettare del passeggero americano Hector McQueen.
5) Nuovi indizi e sospetti:
Poirot raccoglie nuovi indizi e inizia a sospettare di altri passeggeri, tra cui la signora Hubbard e la principessa Dragomiroff.
6) La scoperta della verità:
Poirot risolve il caso, rivelando che l'omicidio è stato commesso da tutti i passeggeri a bordo dell'Orient Express.
7) Il confronto finale:
Poirot confronta i passeggeri e rivela la verità sull'omicidio.
Conclusione:
Il libro si conclude con Poirot che ragiona sulla giustizia e sulla moralità dell'omicidio commesso dai passeggeri del treno.
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l'importanza di rivolgersi ad un criminologo forense
per revisionare serie TV e podcast".
🕵️♀️🎧📺 Hai mai guardato una serie TV o ascoltato un podcast di crimini e ti sei chiesto quanto ci sia di verità nella storia raccontata? 🤔
👨🏫🔬 Un criminologo forense è l'esperto che può aiutarti a svelare ciò che è reale e ciò che è finzione, analizzando la trama alla luce dei fatti e delle tecniche investigative. 🕵️♂️
🧐💡 Con la revisione di un criminologo forense, puoi scoprire i dettagli nascosti della storia e capire come si adatta alla realtà. 💡
🤝👀 Rivolgersi a un criminologo forense può fornirti una prospettiva unica sul mondo dei crimini e arricchire la tua comprensione dell'argomento, sia che tu sia uno sceneggiatore o un appassionato del genere. 👀🤝
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Negli ultimi anni, le serie TV e i podcast dedicati ai crimini sono diventati molto popolari in tutto il mondo. Questi contenuti offrono spunti di riflessione e intrattenimento, ma possono anche generare una visione distorta e sbagliata della realtà. Ecco perché è fondamentale rivolgersi a un criminologo forense per revisionare e analizzare questi contenuti.
In primo luogo, i criminologi forensi sono esperti della criminalità e della giustizia penale. Sono in grado di fornire una prospettiva critica e professionale sui contenuti analizzati. Grazie alla loro conoscenza della legge, della psicologia e della criminologia, possono individuare le inesattezze, le omissioni e le semplificazioni presenti in molti prodotti mediatici. Possono anche correggere i pregiudizi e i miti che spesso si diffondono in questi contenuti, aiutando il pubblico a comprendere meglio la complessità del fenomeno criminale.
In secondo luogo, i criminologi forensi possono aiutare a migliorare la qualità dei contenuti che vengono prodotti. Attraverso una revisione professionale, possono fornire feedback costruttivi agli autori e ai produttori di queste serie e podcast, aiutandoli a migliorare l'accuratezza e la veridicità delle loro rappresentazioni della criminalità e della giustizia penale. In questo modo, il pubblico può godere di contenuti più realistici e informativi, che rispettano i diritti delle vittime e dei criminali.
Infine, i criminologi forensi possono fornire un contributo importante alla prevenzione dei reati e alla promozione della giustizia. Grazie alla loro esperienza, possono individuare i messaggi sbagliati che alcune serie e podcast possono trasmettere, come la giustificazione dei comportamenti criminali o la negazione dei diritti delle vittime. Possono anche promuovere una maggiore consapevolezza del sistema giudiziario e delle politiche di prevenzione della criminalità, aiutando il pubblico a diventare cittadini più attivi e responsabili.
In conclusione, rivolgersi a un criminologo forense per revisionare una serie TV o un podcast crime è fondamentale per garantire una comprensione accurata e informata della criminalità e della giustizia penale. Grazie alla loro esperienza e competenza, i criminologi forensi possono fornire un'analisi professionale e critica dei contenuti, aiutando il pubblico a evitare fraintendimenti e a godere di prodotti mediatici più realistici e informativi. Se sei un appassionato di serie TV e podcast crime, non esitare a contattare un criminologo forense per approfondire il tuo interesse e acquisire una conoscenza più completa e affidabile del fenomeno criminale.
👎 Talvolta devi partire da un fallimento odierno e accettato 😔 per arrivare a una soluzione futura.
👦🏻♂️ Non si riesce subito a far desistere un ragazzino dallo spacciare? 🤔 Si inizia a installargli il tabù di vendere droghe pesanti. 🚫💊
👦🏽 I minori sono risoluti nelle rapine? 🤨 Oltre a raccontare una narrazione alternativa al crimine si spiega loro come le armi non si debbano portare. 🔫🚫
📱 Intercetti una conversazione al cellulare di tuo figlio dove organizza una rissa con spranghe e bastoni? 🤯 Oltre ai provvedimenti educativi doverosi spiegagli come armi e oggetti atti ad offendere siano spesso più rapidamente mortali delle mani. 💀
🙅♀️ Non è complicità, non è dar confidenza al male.
👁️🗨️ È combattere tutto chiamando il Male con il proprio nome, guardandolo in faccia.
🚪 Senza retorica, senza nasconderlo nell'armadio delle scope.
🤔 Considerando che forse il ragazzo, nonostante un ottimo lavoro della famiglia, voglia ugualmente delinquere.
❌ Perché le cose non capitano solo agli altri.
🌿🔎🔍🌿🔒👮♂️👮♀️🔒
La teoria del "male minore" può essere utilizzata per argomentare a favore della legalizzazione della cannabis.
In molti paesi, la cannabis è considerata una sostanza illegale, ma alcuni studiosi e attivisti sostengono che la cannabis dovrebbe essere legalizzata in quanto rappresenta un "male minore" rispetto ad altre sostanze più gravi, come l'eroina o la cocaina.
Secondo questa teoria, la legalizzazione della cannabis potrebbe portare a una riduzione del consumo di sostanze più pericolose e più dannose per la salute. Inoltre, la legalizzazione della cannabis potrebbe consentire il controllo e la regolamentazione della sua produzione e distribuzione, riducendo così i rischi associati alla vendita illegale e alla mancanza di standard di sicurezza.
Tuttavia, è importante notare che la legalizzazione della cannabis non è una soluzione semplice e non risolve tutti i problemi associati alla sua produzione e consumo.
Ad esempio, potrebbe essere necessario adottare ulteriori misure per ridurre il rischio di abuso e dipendenza dalla cannabis, nonché per evitare che la cannabis venga utilizzata da minori.
In ogni caso, la teoria del "male minore" suggerisce che la legalizzazione della cannabis potrebbe essere una soluzione ragionevole per affrontare i problemi associati alla sua produzione e consumo, a condizione che siano adottate le giuste misure per garantirne un uso sicuro e responsabile.
5 motivi a favore della legalizzazione della cannabis
Riduzione del crimine:
la legalizzazione della cannabis potrebbe ridurre il crimine legato al traffico e alla vendita illecita di droga, poiché verrebbe eliminato il mercato nero e la criminalità organizzata sarebbe privata di una fonte di guadagno.
Maggiore controllo sulla qualità:
legalizzando la cannabis, sarebbe possibile stabilire regole precise sulla coltivazione e la produzione, garantendo così un prodotto di maggiore qualità e sicurezza per i consumatori.
Potenziale aumento delle entrate fiscali:
la legalizzazione della cannabis potrebbe rappresentare una fonte di entrate fiscali per lo Stato, attraverso l'applicazione di imposte sulla vendita.
Possibile utilizzo medico:
la cannabis può avere proprietà terapeutiche e potrebbe essere utilizzata come farmaco per il trattamento di alcune malattie e sintomi, come il dolore cronico, la nausea e l'ansia.
Rispetto delle libertà individuali:
molti sostenitori della legalizzazione della cannabis ritengono che sia una questione di libertà individuale e che gli adulti dovrebbero essere liberi di scegliere se consumare o meno questa sostanza, come accade già con il tabacco e l'alcol.
Le metanfetamine sono droghe facili da produrre, trasportare e spacciare, con una vasta rete di traffico che coinvolge anche i cartelli messicani dei Narcos.
Tutto questo traffico inizia nei Paesi Bassi, dove i laboratori sono disseminati in piccole città come Eindhoven e Amsterdam, rendendoli quasi introvabili. Chi gestisce tutto ciò? L'ndrangheta delle seconde generazioni, aiutata dalla Mocro Maffia & C. e dai criminali del luogo, con il supporto istituzionale dell'economia grigia.
Questo enorme traffico ha trasformato l'Olanda, un paese moderno e civile, in un narcostato. Ma come fermare tutto questo senza uccidere anche il tessuto sociale sano della meravigliosa Terra dei Tulipani?
🕵️♀️🔍
Il porto di Rotterdam, il più grande porto d'Europa, è un crocevia di commercio internazionale e uno dei principali motori dell'economia olandese. Ma dietro le merci che entrano e escono dal porto si cela un lato oscuro, fatto di traffici illeciti, crimini e corruzione.
Ecco alcuni esempi di crimini che avvengono al porto di Rotterdam:
Traffico di droga: il porto di Rotterdam è una delle principali porte d'ingresso delle droghe in Europa, con quantità di cocaina, eroina e marijuana sequestrate ogni anno.
Traffico di esseri umani: il porto di Rotterdam è anche una delle principali rotte del traffico di esseri umani, con migliaia di persone che vengono sfruttate per lavoro forzato, prostituzione e altre forme di sfruttamento.
Contrabbando di armi: il porto di Rotterdam è stato anche utilizzato per il contrabbando di armi e munizioni, spesso destinate a conflitti armati in diverse parti del mondo.
Questi crimini sono spesso il risultato della corruzione e della complicità di funzionari portuali e autorità locali. In molti casi, i criminali sono in grado di infiltrarsi nelle operazioni portuali, utilizzando il traffico legittimo di merci come copertura per le loro attività illecite.
🕵️♀️🔍
Giornalista: "Abbiamo parlato con alcuni dipendenti del porto di Rotterdam che ci hanno raccontato di situazioni sospette. Quali sono le vostre impressioni?"
Dipendente: "Ci sono molte operazioni che sembrano legittime, ma in realtà nascondono traffici illeciti. Siamo sempre in allerta e segnaliamo ogni situazione sospetta alle autorità competenti".
Giornalista: "Ma esiste anche la corruzione all'interno del porto?"
Dipendente: "Sì, purtroppo ci sono funzionari corrotti che facilitano il traffico di droga e altre attività illecite. Ma ci stiamo impegnando per identificarli e segnalarli alle autorità".
Elenco dei crimini nel porto di Rotterdam 🔵📝
Traffico di esseri umani 🚶♂️🚶♀️
👉 Sfruttamento e traffico di persone a scopo di lucro.
Contrabbando di armi 🔫
👉 Importazione o esportazione di armi illegali attraverso il porto di Rotterdam.
Cause dei crimini
🤔
Corruzione dei funzionari portuali 💰
👉 Corruzione di funzionari del porto per facilitare attività illegali.
Complicità delle autorità locali 🤝
👉 Coinvolgimento delle autorità locali nella copertura di attività illegali all'interno del porto.
Infiltrazione dei criminali nelle operazioni portuali 👥
👉 Coinvolgimento di membri del crimine organizzato nelle operazioni portuali.
Conclusione:
👉 Il porto di Rotterdam è soggetto a molteplici attività criminali, come traffico di droga, esseri umani e armi, a causa di corruzione, complicità delle autorità locali e infiltrazione dei criminali nelle operazioni portuali. È necessario combattere questi fenomeni per garantire la legalità e la sicurezza del porto e della comunità circostante. 🛡️👮♀️👮♂️
Il porto di Rotterdam è un importante centro di commercio internazionale, ma i crimini che vi avvengono minano la sicurezza e l'integrità del sistema portuale. Le autorità locali devono agire con determinazione per combattere la corruzione e il crimine organizzato e garantire che il porto di Rotterdam rimanga un luogo sicuro per le merci e le persone che vi transitano.
La biografia dei miei spunti tra Italia e Olanda è presa, tra l'altro, da 31mag.nl, seguite Massimiliano Sfregola sui social per ulteriori approfondimenti.
#OperazionePollino, un'indagine che coinvolge l'Olanda, l'Italia e la Calabria.
🕵️♂️ Benvenuti, forse, in "bias cognitivi" dal punto di vista criminologico! 🕵️♀️
Negli ultimi anni 📆, il campo della criminologia 🕵️♀️ si è evoluto notevolmente 📈, passando da un'analisi puramente descrittiva dei fenomeni criminali a una più completa comprensione delle loro cause e delle dinamiche che ne sono alla base 🧐. In questo contesto, uno degli aspetti che sta guadagnando sempre più importanza è lo studio dei bias cognitivi 🧠.
I bias cognitivi sono distorsioni del pensiero che portano a interpretare la realtà in modo distorto 🤪, influenzando il giudizio e la decisione 🧐. Nel campo della criminologia 🕵️♂️, questi fenomeni possono avere conseguenze gravi, ad esempio portando a valutazioni errate delle prove o delle testimonianze 🚨, o a decisioni giudiziarie sbagliate ⚖️.
Per questo motivo, è fondamentale che il moderno criminologo 🕵️♀️ sia in grado di riconoscere e comprendere i bias cognitivi 🤔, in modo da evitare di cadere in trappole cognitive che potrebbero compromettere il proprio lavoro e l'esito delle indagini 🔍.
Uno dei bias cognitivi più diffusi nel campo della criminologia 🕵️♂️ è la conferma degli stereotipi, ovvero la tendenza a cercare informazioni che confermano le nostre opinioni preesistenti 🙇♂️, piuttosto che cercare prove che potrebbero smentirle 🤥. Questo fenomeno può portare a giudizi affrettati e a valutazioni superficiali delle prove, con conseguenze negative per il lavoro investigativo e per la giustizia stessa 🚨⚖️.
Un altro bias cognitivo comune è l'effetto di attribuzione, ovvero la tendenza a attribuire le cause degli eventi in modo sbagliato 🤔, spesso per proteggere la nostra autostima o per biasimare gli altri 🤷♀️. Questo fenomeno può portare a valutazioni scorrette delle prove e delle testimonianze, con conseguenze negative per il lavoro investigativo e per la giustizia stessa 🚨⚖️.
In conclusione, lo studio dei bias cognitivi rappresenta un aspetto fondamentale del lavoro del moderno criminologo 🕵️♀️. Comprendere questi fenomeni e saperli riconoscere è essenziale per evitare di cadere in trappole cognitive che potrebbero compromettere il lavoro investigativo e l'esito delle indagini 🔍. Solo attraverso una comprensione approfondita dei processi cognitivi che stanno alla base del nostro pensiero 🤔, sarà possibile condurre una ricerca criminologica completa e accurata, al servizio della giustizia e della società 🚨⚖️.
Come esperti del comportamento umano, i criminologi hanno studiato a lungo le distorsioni cognitive che possono influenzare il nostro modo di pensare e di prendere decisioni. Questi fenomeni, noti come bias cognitivi, possono avere conseguenze significative nella nostra vita quotidiana, ma anche nell'ambito della criminalità.
💭 Cos'è un bias cognitivo?
In parole semplici, un bias cognitivo è una deviazione dal pensiero razionale che può influenzare le nostre decisioni e i nostri giudizi. Spesso, questi bias si basano su preconcetti e stereotipi che abbiamo interiorizzato senza rendercene conto, ma possono anche essere influenzati dall'ambiente e dalla situazione in cui ci troviamo.
🔍 Bias cognitivi nella criminalità
Nel campo della criminologia, i bias cognitivi possono avere effetti particolarmente gravi. Ad esempio, un investigatore potrebbe essere influenzato da stereotipi sulla razza o sull'età di un sospettato, portandolo a ignorare prove che lo scagionerebbero. Allo stesso modo, un giudice potrebbe essere influenzato dall'atteggiamento di un imputato o dalle circostanze del reato, piuttosto che dalle prove effettive presentate.
💭 Esempi di bias cognitivi
Esistono molti tipi di bias cognitivi, ma ecco alcuni esempi comuni che potrebbero influenzare le decisioni nelle indagini e nei processi penali:
🔍 Conferma degli stereotipi: tendiamo a cercare informazioni che confermano le nostre opinioni preesistenti, piuttosto che cercare prove che potrebbero smentirle.
🔍 Effetto di ancoraggio: tendiamo a farci influenzare da una prima impressione o da una prima informazione ricevuta, anche se queste informazioni si rivelano poi errate.
🔍 Illusione di controllo: tendiamo a sovrastimare il nostro controllo su una situazione, anche quando questo controllo è limitato o inesistente.
🔍 Effetto di disponibilità: tendiamo a sovrastimare la probabilità di un evento in base alla sua facilità di evocazione nella nostra mente.
🔍 Effetto di attribuzione: tendiamo a attribuire le cause degli eventi in modo sbagliato, spesso per proteggere la nostra autostima o per biasimare gli altri.
💭 Conclusione
In conclusione, i bias cognitivi sono fenomeni comuni che possono influenzare il nostro pensiero e le nostre decisioni in modo significativo. Nell'ambito della criminalità, questi bias possono avere conseguenze particolarmente gravi, portando a errori di giudizio e a ingiustizie. Come criminologi, è importante che siamo consapevoli di questi fenomeni e che cerchiamo di evitare di essere influenzati da preconcetti e stereotipi nella nostra attività professionale.
📝 Ecco l'elenco dei BIAS COGNITIVI più diffusi🤔
Conferma degli stereotipi:
la tendenza a cercare informazioni che confermano le nostre opinioni preesistenti, piuttosto che cercare prove che potrebbero smentirle.
Effetto di ancoraggio:
la tendenza a farci influenzare da una prima impressione o da una prima informazione ricevuta, anche se queste informazioni si rivelano poi errate.
Illusione di controllo:
la tendenza a sovrastimare il nostro controllo su una situazione, anche quando questo controllo è limitato o inesistente.
Effetto di disponibilità:
la tendenza a sovrastimare la probabilità di un evento in base alla sua facilità di evocazione nella nostra mente.
Effetto di attribuzione:
la tendenza a attribuire le cause degli eventi in modo sbagliato, spesso per proteggere la nostra autostima o per biasimare gli altri.
Effetto Dunning-Kruger:
la tendenza a sovrastimare la propria capacità di comprendere un argomento o risolvere un problema, nonostante la mancanza di competenze o conoscenze adeguate.
Effetto di annullamento:
la tendenza a considerare le informazioni contrarie alle nostre opinioni come poco importanti o insignificanti, ignorandole o annullandole.
Effetto di sopravvivenza:
la tendenza a sovrastimare la probabilità di eventi positivi o negativi in base alla loro rilevanza per la sopravvivenza o il benessere personale.
Questi sono solo alcuni degli esempi di bias cognitivi più comuni, ma esistono molti altri fenomeni che possono influenzare il nostro pensiero e le nostre decisioni in modo distorto. E' importante essere consapevoli di questi fenomeni per evitare di cadere in trappole cognitive che possono portare a giudizi errati o decisioni sbagliate.
🤔 Cosa sappiamo di immigrazione, criminalità e mafie straniere in Italia?
Siamo invasi da chi vuole sostituire le nostre tradizioni e imporci barbare usanze? 🤔
Qual è il rapporto tra sicurezza, carcere e delinquenti extracomunitari? 🤔
Prostituzione, cocaina, sale scommesse da chi sono gestite veramente? 💰💊💰
Potere, soldi, sangue in ogni dispaccio informativo, in ogni vicolo e anfratto.
Verità che s'intrecciano con fake news fino a diventare irriconoscibili. 📰🚫
Pizzakebab affronta senza giubbotto antiproiettile fatti spaventevoli mitragliati a colpi di Kalashnikov da telegiornali e social. 🔫😱
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Un libro da leggere con il corpo, la pelle, lo stomaco, il dolore. Buon viaggio. 📚💪😔
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Leggi un estratto!
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Mafia nigeriana, Mafia albanese, Mafia maghrebina, Mafia cinese, Mafia italiana, Mafia russa: si fa preso a dire mafia, ma siamo sicuri di saperne abbastanza?
La mafia è un’organizzazione criminale che utilizza, a piene mani, l’intimidazione per commettere reati e acquisire la gestione e il controllo di aziende del tessuto sociale sano, appalti pubblici e servizi, al fine di rafforzare il controllo del territorio e dei profitti economici (Paoli, 2003; Finckenauer, 2005; Lavorgna e Sergi, 2014). La presenza della mafia non crea ricchezze bensì è mortifera per lo sviluppo sociale ed economico del Belpaese come metastasi nascoste in un mela.
In particolare, per mezzo di strumenti violenti e banditeschi, Mafia S.p.a. ostacola lo sviluppo finanziario, culturale e umano dello stato che attacca attraverso l’infiltrazione dei suoi membri nei più importanti gangli istituzionali e politici (Ruggiero, 2010; Pinotti, 2015; Savona, 2015).
Analogamente ad altre organizzazioni criminali, la mafia condivide in particolare con il sistema bandistico alcune caratteristiche sociali e antropologiche come il raggiungimento di uno status superiore, potere, rispetto e un senso di protezione dalle minacce sociali (Taylor, 2008; Goldman, 2014; Travaglino, 2014). Per quanto riguarda le organizzazioni criminali possiamo ben affermare che esse forniscono un’identità sociale distintiva e un senso di appartenenza particolarmente seducenti per i giovani che affrontano alti livelli di insicurezza lavorativa, disoccupazione e politiche giovanili deboli (Travaglino, 2014; Di Blasi, 2016).
Il caso di studio più significativo è la mafia siciliana che mostra alcune caratteristiche distintive e primordiali quali: una struttura interna più formale, attività economiche e relazioni politiche ben definite, codici di condotta specifici, soprattutto se paragonati alle bande, ai narcos, alle Farc, a chi porta avanti il Jihad etc (Paoli, 2003; Travaglino, 2014).
Inoltre la mafia mantiene il monopolio della violenza e il controllo di un territorio poiché assicura illegalmente diversi servizi che lo Stato non è in grado di somministrare ai cittadini (Gambetta, 1993; Paoli, 2003, 2004; Schneider e Schneider, 2005); la mafia richiede ai suoi membri il giuramento di fedeltà per tutta la vita: si esce solo morti (o da morti) (Paoli, 2003; Lo Verso e Lo Coco, 2004). La minaccia o l’uso efficace della violenza viene anche impiegata per imporre l’obbedienza alle comunità in cui il sistema mafioso esercita la sua influenza e per spaventare o eventualmente eliminare coloro che si oppongono al potere e alle attività economiche dell’organizzazione criminale (Travaglino, 2014). Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra, quel che resta della Sacra Corona Unita, Mafia Capitale: non vi è mai una sola declinazione del Male Organizzato. Attraverso una vasta infiltrazione del tessuto vitale delle comunità, la mafia esercita una forma di controllo sociale che può essere descritta come un sistema di sicurezza privato che garantisce protezione, imponendo nel contempo il rispetto delle regole dell’organizzazione criminale (Gambetta, 1993).
Questo controllo sociale implica sottomissione e omertà (la legge del silenzio) sia per gli affiliati che per i comuni cittadini (Paoli, 2003; Lo Verso e Lo Coco, 2004). Un disvalore quale l’omertà richiede il dovere di lealtà, obbedienza e silenzio degli affiliati e quando queste regole vengono trasgredite i membri vengono puniti con l’uso di crudeltà e con la morte. Tuttavia la legge del silenzio si applica a tutti gli altri e implica di evitare la collaborazione con le Forze dell’Ordine, i preti e tutti coloro che indossano divise.
Gli studiosi del crimine, anche recentemente, hanno evidenziato chiaramente come nelle organizzazioni criminali italiane l’omertà sia una patologia socioculturale legata ai concetti di onore, patriarcato e mascolinità (tossica). Il legame tra onore e mascolinità deviata è evidente nelle espressioni linguistiche come “uomini d’onore”, “contasti onorati”, “appartenenti al sistema” (Paoli, 2003 ), che descrivono gli affiliati a Cosa Nostra.
È richiesto un vero uomo d’onore per poter vendicare crimini e offese senza l’aiuto delle autorità e degli sbirri.
In particolare, la maggiore accettazione da parte degli individui dell’omertà e l’ideologia legata all’onore era collegata sia alla percezione di una maggiore legittimità delle organizzazioni criminali sia a un minor numero di intenzioni di azione collettiva contro di esse. Come evidenziato in letteratura, Mafia Inc. influenza il contesto italiano non solo dal punto di vista economico e politico, ma indebolisce anche l’intero sistema comunitario compromettendo il capitale sociale, i valori, le identità sociali e le rappresentazioni mentali.
Gli effetti del crimine organizzato italiano sono stati ampiamente esaminati dal punto di vista sociologico, economico e storico, poche ricerche però si sono concentrate sull’influenza che la mafia esercita sugli individui e sulle comunità in termini di impatto psicologico e sociale. Negli ultimi due decenni importanti autori hanno studiato la mafia da una prospettiva psicologica al fine di ottenere una comprensione più profonda della cultura e della mentalità alla base dei comportamenti mafiosi.
Questi studi hanno messo in evidenza come i Sistema mafioso generi sofferenza e angoscia sia nei membri della famiglia che nelle sue vittime.
La mafia è sempre più forte e, allo stesso tempo, ha raggiunto livelli di invisibilità fuori dal comune permeando anche le nostre menti di “gente timorata di Dio”. Perché se un bambino di etnia rom ruba una borsetta o uno straniero delinque urliamo: “dignità italiana”, “via dal nostro paese”, “la cittadinanza si suda”, “mi devo difendere pure con le armi se entrano in casa” mentre sulle mafie commentiamo poco o nulla?
A voi non sconvolge che l’ndrangheta abbia filiali in ogni paese d’Europa, che la cocaina nel vecchio continente sia praticamente un monopolio delle nostre mafie che detengono l’80% del mercato? Perché ci fa più paura l’Islam della camorra che pesa per l’1% del Pil italiano? Libri, convegni, occasioni di presenze sociali di lunga durata che coinvolgono la società civile e la pubblica amministrazione cambiano corpi, anime e prevengono altra morte e dolore.
Perché vi è una bramosia di capire, scovare, percepire che non da tregua. Vi è sotto cumuli di indifferenza, ne sono certo, un’ancestrale necessità in ognuno di noi di comprendere e scendere nelle complessità, fossero anche cantinole buie e spaventevoli.
Un esempio? Circa l’80% delle migranti arrivate via mare in Italia è probabile vittima di tratta. Vengono fatte partire verso l’Europa con la promessa di un lavoro come commessa, aiuto parrucchiera o addetta alle pulizie.
Prima del lungo viaggio sono sottoposte a un rito voodoo arcaico a garanzia del debito contratto con l’organizzazione.
L’anima viene presa dallo stregone, tenuta in ostaggio dalle mafie e restituita dopo essere stata ricomprata a caro prezzo. Se la vittima non paga o non fa quello che le viene ordinato la maledizione ricadrà sulla ragazza, su tutti i suoi famigliari e l’anima non le verrà mai più restituita. Durante la traversata vengono picchiate, violentate, umiliate, costrette alla fame. Alcune non ce la fanno, i loro corpi ancora troppo giovani non sopportano tutto quel dolore, muoiono e vengono buttate in mare.
Quelle che sopravvivono e riescono a sbarcare si fingono in buona salute e si dichiarano maggiorenni, così sarà più facile per i loro carnefici prelevarle. Gli aguzzini della tratta sanno che in Italia ci saranno la camorra di Castel Volturno, la ‘Ndrangheta di Africo, le bande pugliesi, la mafia nigeriana e le madame italiane e straniere ad occuparsi di loro. Un meccanismo perfetto, un’offerta low cost competitiva e di grande quantità. Clienti italiani ed europei bramosi di nuove ragazze non mancano di certo, clienti che accosteranno impazienti su ogni arteria impazzita da traffico ischemico e tumorale che porta alle periferie abbandonate delle nostre coscienze.
Riusciremo a capire? Non ne ho certezza e, forse proprio per questo, il viaggio è ancora più urgente.
Benvenuti a Pizzakebab.
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Sinossi alla serie 🔥💀 Delitti, suicidi indotti e atrocità inquietanti che si uniscono a satanismo acido ed esoterismo improvvisato. La storia è nota, ma: "ci sono altre Bestie ancora libere?", "i dieci e più suicidi legati a quei tempi e quei luoghi sono in realtà omicidi?".
Michele, padre di Fabio Tollis, Annalìa Ferrarese madre di Christian Frigerio, Silvio Pezzotta padre di Mariangela Pezzotta e alcuni esperti del caso e di sette, intervengono in questa nuova serie per cercare la verità su fatti in parte non raccontati.
Il caso non è ancora chiuso. Una Produzione Originale Francesco P. Esposito, Criminologo. Scopri il mio ecosistema crime e contattami qui: https://t.me/accademiadicriminologia
Mi chiamo Francesco P. Esposito e sono un Criminologo Forense. 🕵️
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